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sabato 10 giugno 2017

Sognando un congresso funiviario a Bolzano nel 2053 - Testo

                                                                                                                      Sognando il congresso O.I.T.A.F. 2053

Pier Giorgio Graziano
(nota per le clip animate vedi il post dallo stesso titolo
  "video presentazione")




Questa mia esposizione è un piccolo racconto di fantascienza funiviaria ambientato nel 2053 che vuole essere un omaggio all’O.I.T.A.F., alla sede di Bolzano e contemporaneamente un invito allo sviluppo tecnologico e alla collaborazione a tal scopo tra i vari costruttori di impianti a fune.
Chiedo venia per la qualità amatoriale dei video-rendering presentati, in quanto interamente realizzati da me, semplice cultore per hobby della materia (1).

Siamo in un giorno di Giugno dell’anno 2053. Lo spettacolo offerto da piazza Walter è impressionante, affascinante e commovente al tempo stesso.
In un lato della nobile piazza, piena di storia e di memorie, spicca un’incredibile struttura dorata. Un piedistallo altissimo a forma di calice supporta alla sua sommità una piattaforma, apparentemente liscia. Su di un suo lato è maestosamente poggiata una cabina completamente trasparente, dalla forma di uno splendente cristallo adagiato su di un fianco.
La struttura della vettura è armoniosa e la sua collocazione sulla alta e snella base di supporto non ne lascia intuire l'effettiva gigantesca dimensione a chi l'ammira dalla piazza gremita.



In realtà porta 300 persone distribuite su due piani, tutte comodamente sedute. La cabina non è stata ideata solo per il tragitto, abbastanza breve, verso il vicino Monte Virgolo, ma per numerose altre funivie, ben più lunghe, sempre molto panoramiche, in corso di realizzazione un po’ in tutto il mondo. La loro entrata in funzione seguirà a breve questa inaugurazione del nuovo impianto dimostrativo di Bolzano.
La vettura è ora già piena di partecipanti ansiosi di compiere il viaggio verso la nuova sede del congresso, ma essi sono invisibili dall'esterno. Infatti, la superficie del veicolo è ricoperta da microcelle che costituiscono un'infinità di piccoli monitor-telecamere ad altissima definizione, ciascuna riproducente l'immagine captata dalla cella posizionata sul lato opposto della struttura.
L'effetto è quello di trasparenza della cabina e del carrello, in quanto lo spettatore che guarda verso di esso vede quanto è dietro l'oggetto, che sia una nuvola o lo splendido campanile del Duomo Maria Himmelfahrt. L’effetto trasparenza rende anche non visibili la cabina superiore degli ascensori di accesso alle cabine, le funi e le loro strutture di supporto e deviazione, lasciando senza apparenti ingombri la sommità del maestoso calice.
La trasparenza però è assoluta solo per alcune parti, mentre è volutamente leggermente attenuata per la cabina, con un curioso effetto traslucido, che la fa apparire come un cristallo luccicante, mascherando appena parzialmente la visione di quanto posizionato dietro di essa.

Si sono appena conclusi gli appassionati discorsi del segretario e del presidente al momento in carica dell'O.I.T.A.F., che, dall’apposito palco, con immagini evidenziate sul maxischermo posto alle loro spalle, hanno ricordato l'emozione di ospitare nuovamente dopo tanti anni il congresso generale dell'associazione a Bolzano. Le loro ultime parole hanno poi esaltato la meraviglia tecnica della funivia sulla quale si apprestavano a salire, frutto dell'incredibile sviluppo tecnologico ottenuto dalle principali ditte funiviarie di tutto il mondo, di cui questo incredibile oggetto rappresenta il risultato di una finalmente proficua raggiunta collaborazione universale, rispondendo positivamente alla richiesta lanciata in merito dall’O.I.T.A.F. nei precedenti congressi.
Finiti i discorsi, mentre i due oratori salgono a bordo, la gente che occupa tutta la piazza osserva con attenzione le immagini dei precedenti congressi che appaiono sul maxischermo, in attesa della partenza del veicolo.

Ma ecco, finalmente la funivia si mette in moto per il suo viaggio inaugurale, realizzando il nuovo collegamento col Monte Virgolo, già raggiunto in passato da impianti storici.
Gli spettatori distribuiti su tutta la piazza hanno l'impressione di vedere improvvisamente e miracolosamente alzarsi dalla piattaforma il veicolo di cristallo semitrasparente, che si libra in aria e comincia il suo viaggio verso la meta del Monte, sede del nuovissimo e imponente centro che ospiterà il congresso.

La folla, impressionata al partire del veicolo si gira seguendolo, alzando improvvisamente le braccia verso l’alto e agitandole ritmicamente in segno di ammirazione e di entusiasmo.


Possiamo vedere la scena  



In realtà la cabina sembra “volare” in quanto non è possibile vedere il sistema delle "funi" portanti, che sostengono il "carrello", né l'anello di fune traente, che trascina il veicolo, entrambi realizzati in super kevlar plus
Questo nuovo materiale costituente le funi, in continuo sviluppo tecnologico è stato finalmente portato, dalle ricerche sviluppate proprio per la realizzazione di questo impianto, a caratteristiche meccaniche superiori a quelle dell'acciaio. L'altissima resistenza a trazione è stata ottenuta esaltando le caratteristiche isotropiche delle fibre che compongono la sostanza: esse reagiscono a uno sforzo di trazione, compattandosi e innalzando sempre di più la loro resistenza, all'aumentare dello sforzo cui sono sottoposte.

Non dobbiamo avere però nessun timore per la sicurezza del volo aereo. Anche se le funi sono invisibili emettono un chiarissimo segnale captato in modo ben evidente dagli appositi semplici, ma efficientissimi dispositivi montati oggi obbligatoriamente su ogni tipo di velivolo pubblico o privato. Accurata sperimentazione ha anche evidenziato che tale segnale è percepito, in modo non disturbante, dai volatili, che evitano l’impatto con le parti dell’impianto.

Se fosse possibile vedere il carrello, salterebbe all'occhio di ogni osservatore la mancanza di ruote. Una delle importanti innovazioni tecnologiche di questo gioiello è, infatti, quella di aver sostituito le classiche ruote rotanti con pattini a forma di semi tubo in technotene, materiale resistente quanto l'acciaio, ma dotato della capacità e flessibilità necessaria per adattarsi alla curvatura della fune portante, assecondandola per non creare nessun punto di appoggio o deviazione puntuale sulla stessa.




Una breve scheda video dimostrativa evidenzia le particolari caratteristiche di questo materiale. 
In pratica il pattino è estremamente robusto nella sezione trasversale all’asse della fune su cui appoggia, trasmettendo in maniera efficace e sicura il peso della cabina alla struttura del carrello, ma si comporta in maniera flessibile nel senso della direzione della fune portante assecondandola e adeguandosi perfettamente alla sua curvatura.



La parte interna del semi tubo costituente ciascun pattino è rivestita di antifrictiolene, materiale dal coefficiente di attrito prossimo allo zero e contemporaneamente ad alta resistenza all'abrasione, anche al passaggio sui cavallotti.
Il nuovo, rivoluzionario materiale usato per il rivestimento, è stato sviluppato e testato appositamente per questo progetto. È una sostanza porosa, i cui microrganismi, realizzati per nanotecnologia, producono un sottile velo d'aria tra il materiale stesso e l'appoggio sottostante, creando un effetto simile a quello dei veicoli a cuscino d'aria.
L'anello dello sviluppo tecnologico dopo millenni si è finalmente compiuto: dopo il passaggio dallo strisciamento radente ad alto coefficiente di attrito, al sistema volvente a basso coefficiente di attrito con l'invenzione della ruota, si è tornati allo strisciamento, con coefficiente di attrito pressoché nullo.






Appena il materiale viene messo in movimento la superficie di questa sostanza assorbe aria e la espelle dalla superficie perpendicolare al movimento stesso.

Alla stazione a monte è entrato in funzione il silenziosissimo sistema di trazione a base antigravitazionale, ridondato per sicurezza da un azionamento a campo magnetico.
Il primo sistema è infondo, in modo nuovo e innovativo, un ritorno all'antico, ai primordi della storia funiviaria: gli impulsi gravitazionali inviati alle due vetture dal sistema permettono, infatti, di alleggerirne una fino a renderne il peso addirittura nullo, e di appesantire l'altra al valore voluto. In questo modo si ottiene un effetto analogo a quanto realizzato sulle vecchie funicolari ad acqua: La vettura in discesa viene resa più pesante di quella in salita pur carica, fino a metter in moto l'impianto per gravità.
Ecco un breve video  dove, per semplicità, ho illustrato il sistema usando come veicoli le simpatiche immagini del logo O.I.T.A.F. di questo congresso. Gli impulsi gravitazionali inviati alle vetture sono indicati in rosso in figura.


Ma torniamo alla piazza: in un angolo seminascosto della stessa due anziane figure, con un portamento nobile, ma un po' curvo, assistono commosse alla scena. Sarebbero stati tra i primi invitati d’onore a dover salire sulla vettura per il primo viaggio, ma hanno preferito ritardare il loro arrivo al congresso, per assistere a questa scena dal punto di partenza a valle, confusi con la popolazione di Bolzano, per condividerne da vicino le emozioni del momento.
Sono Martin Leitner e Markus Pitscheider, rispettivamente Presidente e Segretario Generale dell'O.I.T.A.F. al tempo del primo congresso a Bolzano dell'organizzazione, nel lontano 2017.
Chi li osservasse molto da vicino riuscirebbe a scorgere sulla fierezza dei loro volti, il leggero solco lasciato da una furtiva lacrima di commozione.


Ed ecco una breve clip che ci permette, con una lente di ingrandimento, i due personaggi, in quel momento di commozione. 
Bolzano, Giugno 2053



(1)   Un ringraziamento al hotel Stadt da una finestra del quale ho potuto scattare la foto della piazza utilizzata per il video.

Sognando il congresso funiviario O.I.T.A.F. del 2053, a Bolzano - Video presentazione


Trattandosi di un video di discrete dimensioni, pur molto compresso rispetto all'originale
 per renderlo accessibile online, i tempi di caricamento possono essere piuttosto lunghi.
Per la descrizione delle scene vedi il post con lo stesso titolo - "testo".


mercoledì 4 gennaio 2017

Tito e il pellicano

Ecco l'incipit della fiaba dedicata a mio nipote:

Pelly


Tito sta nuotando felice in piscina. 
Muove le braccine e le gambotte nell'acqua trasparente, sorretto dalle mani della mamma e lancia gridolini di gioia. 
Ma all'improvviso si sente un dolce tintinnio di campanellini e sul bordo della piscina appare un buffo animale. È bianco, con alcune penne nere sulle ali e con uno strano e grosso becco giallo sul muso. Si regge su due zampe gialle palmate. È molto grande, almeno così appare a Tito.
Sorride gentilmente, batte leggermente una zampa a lato della piscina, sollevando una nuvoletta di polvere scintillante che prima lo circonda e poi ricade lentamente in acqua e sul bordo della vasca, mentre si sente nuovamente il dolce suono di piccole campane.
Lo strano ma simpatico uccello sembra emettere luce, sottolineando la propria magia.

Parla, e tutti lo capiscono chiaramente, anche Tito che finora aveva imparato ad amare il suono delle parole senza però riuscire ancora a comprenderle bene. Ma si sa, la magia è MAGIA! 
"Ciao, sono Pelly, il pellicano: Laura, permetti che faccia fare un giretto al tuo figlioletto?"

Tito lancia una serie di urletti di gioia e approvazione e mamma Laura, inaspettatamente convinta dalla magia, solleva tra le braccia Tito e lo porge dolcemente a Pelly. Per incantesimo il bambino è improvvisamente asciutto e vestito con il suo completino arancione. 
Il pellicano apre delicatamente il grosso becco, lasciando che Laura sistemi comodamente il piccolo nella morbida cavità che forma la parte inferiore della capace bocca.
Tito si accomoda con la testolina che sporge a guardare in fuori.

Pelly, tenendo sollevata con attenzione e delicatezza la parte superiore del becco apre le ali e prende con attenzione il volo. Si solleva dal bordo della piscina e fa un paio di giri nella sala prendendo quota e lasciando dietro di sé la scia di polvere magica luccicante.

Quindi esce dal tetto che, come per incanto, si apre per lasciarli passare...


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lunedì 17 ottobre 2016

Timbuktu, capitolo aggiunto all"Autobiografia di un quattrozampe" nel Settembre 2016

            Settembre 2016

Le sembra di uscire da un lungo sonno.
Ma dove si trova?
Avverte un senso di benessere e serenità che da tempo aveva dimenticato. Stesa comodamente su di una sabbia fine ed accogliente si lascia cullare dalla sensazione del piacevole risveglio, circondata da una leggera nebbia che roteando pian piano si dissolve.
Ed ecco la scena ora è chiara: è sdraiata su di una bella spiaggia dorata. Da un lato la spiaggia è lambita da un fiume o da un lago. Le sfumature tendenti al verde delle acque trasparenti le fanno pensare a un corso d'acqua dolce, piuttosto che al mare.
Dal lato opposto, dopo un certo spazio, inizia un bel prato costellato di alti alberi con foglie dai colori tendenti a sfumature rosse e gialle, che le ricordano stranamente la sua amata Piazza d'Armi nello splendore dei colori autunnali.
Sorpresa Iunta si alza di scatto sulle quattro zampe guardandosi intorno incuriosita, chiedendosi dove mai sia arrivata. Ma è presa da un'incontenibile senso di euforia. Come faceva da giovane si mette all'improvviso a correre all'impazzata sull'arenile percorrendo traiettorie circolari sempre più veloci.
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Finalmente, dato pieno sfogo all'improvviso impulso, mi fermo e penso:
Ma da dove mi è venuto questo improvviso entusiasmo? Finalmente mi rendo conto che qualcosa è cambiato: mi sento in perfetta forma, i polpastrelli che tanto mi avevano tormentata ultimamente, non mi danno più alcun fastidio. Il noioso senso di prurito diffuso è scomparso, come il doloroso gonfiore ad un occhio. Mi sembra di essere ringiovanita di colpo.
Dal prato un magnifico Schnauzer gigante si dirige con passo maestoso ma festevole verso di me
No! Non è possibile! È proprio Rolph, il mio idolo di quando era cucciola, da tempo scomparso. Incede nella mia direzione. È bellissimo nel suo lucido colore nero. Forse è solo una mia impressione dovuta all’emozione del momento, ma sembra quasi essere semitrasparente ed emanare una brillante luce propria.
Rolph mi si avvicina scodinzolando, dicendo: "Benvenuta a Timbuktu[1], Iunta!"
"Rolph, ma sei proprio tu?" rispondo automaticamente felice.
Poi mi rendo conto che sia Rolph che io abbiamo "parlato".
"Ma...parliamo?" chiedo titubante.
"Si certo, qui parliamo tutti" replica tranquillamente il mio amico.
Presa da un improvviso dubbio provo a lanciare una serie di abbai di gioia e sollevata mi rendo conto di esserne ancora capace, provocando un sorriso divertito al mio interlocutore.
Ma ecco che Rolph lancia un ululato di richiamo e un potente fischio (è capace anche di questo). Dopo qualche momento, come per miracolo, pian piano dagli alberi spunta in successione una serie di cani.
Io, felice e commossa riconosco una serie di amici: Cleopatra, la maestosa mastina napoletana, che da giovane  avevo sempre considerata capobranco con Rolph, Penelope, lupoide compagna di tanti giri insieme in Piazza d'Armi, Dolly pastora tedesca, una delle mie più care amiche, la bionda Golden retriever  Kelly, il "macho" Tom, mastino americano, che ora, contrariamente al suo solito sembra andare d'accordo con tutti, il massiccio corso Ike, e tanti, tanti altri, fino alle carissime Luna e Faloo, compagne inseparabili un tempo della mia cara zia Elena.
Tutti sfilano davanti a me, manifestando con saluti, abbai, grugniti di gioia o strofinate di naso il loro caloroso benvenuto. Sono tutti in perfetta forma, nella loro migliore età. Non posso che sorprendermi nel vedere la bellezza tipica del fiore degli anni, di chi avevo conosciuto solo  quando aveva già un'età avanzata, come Faloo.
Poi tutti cominciano a vociare ed abbaiare all'unisono, creando una gran confusione.
Finalmente capisco che stanno proponendo di fare un pic nic sulla spiaggia per completare i festeggiamenti.
"Ma come facciamo? Non vedo nulla da mangiare e nessuno che cucini." chiedo io, un po' preoccupata.
"Tranquilla" rispondono in molti, sorridendo divertiti. E assumono un'aria concentrata. Dopo un attimo compare davanti a loro ogni ben di Dio. A chi appare un cosciotto di pollo fumante, a chi un grappolo di würstel, ad altri una bella bistecca e ognuno comincia ad assaporare con gusto la sua porzione.
Rolph vedendomi sbigottita mi spiega: "Sai qui basta concentrarsi e pensare intensamente a qualcosa  di buono, per farlo apparire realmente davanti a te. Prova!
Io mi impegno a pensare a una bella e profumata porzione di baccalà alla vicentina (di cui ogni tanto mi allungavano qualche pezzetto) e questa compare! L'assaggio senza esitazione e non mi sorprende il fatto che sia squisita.
Cleo si accorge che ho sete e batte con aria esperta una zampa su di un sasso della spiaggia, facendone sgorgare uno zampillo di acqua fresca e dissetante che bevo con voluttà.
Il sole appare al tramonto e riflessi rosati rendono ancora più incantevole la sabbia dorata. Pian piano la luce comincia ad affievolirsi e io, stanca per tutte le nuove emozioni, mi allungo sdraiata sulla spiaggia, contenta e sazia ma un profondo senso di malinconia comincia a mescolarsi alle mie altre sensazioni felici del momento, sensazione forse indotta anche dalla particolare luce crepuscolare. Mi assale il desiderio di vedere i miei padroni, far loro le feste, sentirli vicini a me.
Faloo sembra leggermi nel pensiero, mi si accosta e mi sussurra con voce tenera e rassicurante: "Non temere: i nostri padroni ci raggiungeranno un giorno, come è già successo a tanti miei amici. E poi c'è  sempre la...televisione.
Mi sento rassicurata, ma prima che io possa replicare chiedendo cosa c'entri la televisione in tutto questo, siamo interrotte dall'avvicinarsi di un'altra cagnetta dall'aria dolce, che non avevo notato prima. In qualche modo mi assomiglia anche se ha un colore biondo-marroncino. Non mi sembra di conoscerla, ma mi risulta molto simpatica.
Mi dice: " Scusa, tu sei Iunta, vero?"
"Sì certo, ma ci conosciamo?"
"Tu non mi conosci, ma io sì. Sono Birba, la cagnetta dei tuoi cari amici Ninni e Adriana, e ti ho visto spesso in televisione."
L'idea di conoscere finalmente Birba, che avevo spesso sentito nominare dai suoi padroni mi riempe di gioia, ma poi penso:
e dagliela con la televisione, qui sono tutti fissati con questa idea?
Rispondo sorpresa, ma con dolcezza e il garbo che mi ispira comunque il suo atteggiamento affettuoso:
"Ma io non credo di essere mai apparsa in televisione!"
Birba e Faloo appaiono divertite dalla mia affermazione. Birba replica:
" Per televisione qui non intendiamo quello che pensi tu! Seguimi a casa mia e ti spiegherò meglio."
Visto che intanto si è fatto buio saluto tutti, ringraziandoli per la graditissima accoglienza e mi avvio verso gli alberi seguendo la mia nuova amica Birba. Arriviamo presto a una graziosa piccola casetta di legno, dove entriamo, spingendo una porticina oscillante. L'ambiente è piccolo ma simpatico ed accogliente, con un divano, un tappeto messo sopra un pavimento in parquet, un paio di accoglienti brandine per cani e un angolino con pavimento in cotto, dove spicca una bella ciotola d'acqua che attira subito la mia attenzione: il baccalà era buonissimo ma un po' salato, come del resto lo avevo desiderato, e ora ho una gran sete. Birba se ne accorge e mi fa un cenno di accostarmi alla ciotola.
Bevo con piacere a sazietà e non mi stupisco (dopo le precedenti esperienze) notando che il livello d'acqua resta invariato per quanto beva.
Poi imito Birba, sedendomi sul tappeto posto davanti al divano, rivolte entrambe verso un bel caminetto.
Birba assume un atteggiamento concentrato, simile a quello assunto prima da tutti per richiedere il cibo desiderato.
Nello spazio vuoto del caminetto, spento, appaiono inizialmente dei piccoli lampi di luce intermittente e quindi lentamente si forma un'immagine tridimensionale. È una specie di ologramma che mostra le care sagome di Ninni e Adriana seduti a tavola con il cane Ugo vicino a loro. Birba, visibilmente commossa spiega:
"Vedi questa è quello che qui chiamiamo televisione. Ci permette di vedere cosa fanno i nostri cari e sentirci vicino a loro."
Poi aggiunge:
"Così ti ho visto tante volte quando eri con loro, e mangiavi i pezzetti di fagiano che ti dava Adriana o quando giocavi con Ninni in Francia. Ed ora vedo il caro Ugo. Sono così contenta che abbiano di nuovo un cane che li riempe di affetto!”
"Ma che bella casa che hai!" dico, anche per spezzare l'eccessiva emozione del momento.
La mia nuova amica replica:
"Come forse avrai già capito, qui basta desiderare un oggetto e questo si realizza. Io ho voluto questa casetta con un divano e un tappeto replica di quelli di casa mia dai miei e una cuccia per me ed una per eventuali ospiti.
Dormi da me stasera e poi domani, se vuoi, potrai organizzare la tua, con la tua televisione."
Sono stanca e accolgo volentieri l'invito e sistematami comodamente sull'accogliente cuccia e mormoro:
"Che bel posto Timbuktu!"
Birba annuisce convinta e prima di addormentarsi  serenamente mi sussurra che Timbuktu è il nome che io ho scelto, ma mi spiega che molti usano nomi diversi per questo bel luogo.
Anche il suo aspetto è percepito in modo diverso dai vari soggetti, a seconda della sensibilità di ognuno. Molti umani, che aveva conosciuto in precedenza e che ha rincontrato qui le hanno raccontato percezioni diverse: chi si immagina di passeggiare su di un delicato mare di nuvole, chi di camminare facilmente su di un calmissimo oceano, dove tutte le abitazioni sono bellissime barche ondeggianti lievemente sullo stesso.
Pian piano mi immergo in un sonno ristoratore pieno di uno strano miscuglio al tempo stesso di nostalgia del passato e felicità per il presente e per le gratificanti promesse del futuro.



[1] Timbuktu, nell’omonimo romanzo di Paul Auster è il posto dove Willy, il padrone del cane Mr Bones afferma si ritroveranno un giorno. Dopo la scomparsa di Willy Mr Bones sogna di raggiungerlo là. Vedi la copertina del libro e il testo relatvo a Timbuktu cui si è ispirato Paul Auster a seguire.
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Copertina del libro di Paul Auster citato:

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Timbuktu (composed by Karl Jannuska & lyrics by Sienna Dahlen)

There's a place
So I've been told
Where the sand
Is made of gold

And spirits roam free
While dandelions sing
The universe speaks
To you

They say the road
Is long and hot
True or faux
No matter what

We'll live out our days
The afterlife way
Together in
Timbuktu

I’m frolicking
In fantasy
Dreamers dream
Eternally

When you truly believe
That love is the seed
You'll never leave
Timbuktu

I am frolicking
In fantasy
Dreams becomes
Reality

 will see you again
Where this world ends
A new life begins in
Timbuktu.


https://karljannuska.bandcamp.com/track/timbuktu



C’è un posto
Così mi è stato detto,
Dove la sabbia
È dorata

E gli spiriti vagano liberi.
Mentre denti di leone cantano
L'universo parla
A te.

Si dice che la strada
È lunga e difficile
Vero o meno,
Non ha importanza,

Vivremo i nostri giorni
Seguendo i modi dell’aldilà
insieme in
Timbuktu.

Sto scherzando
Con la fantasia
I sognatori
Eternamente sognano

Quando crederai veramente
Che l'amore è il seme
Non lascerai mai
Timbuktu

Sto scherzando
Con la fantasia
E i sogni diventano
Realtà

Ti rivedrò.
Dove finisce questo mondo
Una nuova vita comincia a
Timbuktu.